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Futura memoria

2020

Project

“L’esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti è estranea alle nuove generazioni dell’Occidente, e sempre più estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni. Per i giovani degli anni ’50 e ’60, erano cose dei loro padri: se ne parlava in famiglia, i ricordi conservavano ancora la freschezza delle cose viste. Per i giovani di questi anni ’80, sono cose dei loro nonni: lontane, sfumate,”storiche”. Essi sono assillati dai problemi d’oggi, diversi, urgenti: la minaccia nucleare, la disoccupazione, l’esaurimento delle risorse, l’esplosione demografica, le tecnologie che si rinnovano freneticamente ed a cui occorre adattarsi.” Primo Levi, I sommersi e i salvati

Le parole nella citazione qui sopra venivano scritte nel 1986 da Primo Levi. Oggi, dopo più di trent’anni, si sono aggiunti altri salti generazionali e nuove problematiche oltre a quelle elencate e, tra qualche tempo, non ci saranno più testimoni diretti delle persecuzioni, delle deportazioni e dello sterminio di cui è stato vittima il popolo ebraico. In questo contesto diventa perciò di fondamentale importanza capire come riuscire a mantenere vivi i ricordi delle esperienze in prima persona, in modo che possano continuare a dialogare con le generazioni future.

Il progetto Futura Memoria nasce proprio da questo interrogarsi sul come trasmettere la memoria riguardante la Shoah, e cerca di rispondere alle domande: cosa significa trasmettere un ricordo? Cosa significa costruire la memoria di un avvenimento? Cosa bisogna fare perché una narrazione si mantenga viva e venga tramandata?

Si è deciso di coinvolgere la generazione temporalmente più lontana rispetto alle vicende storiche della Shoah: bambine e bambini in un’età compresa tra i tre e i dodici anni, insieme alle loro famiglie.
Vista la complessità delle questioni trattate, si è delimitato il raggio d’azione di questa indagine: sono stati presi in esame degli aspetti con cui è più facile dialogare e immedesimarsi, riportandoli magari alle esperienze attuali, perché parlano di una realtà che non perde del tutto i contorni della quotidianità per cedere il passo all’orrore incommensurabile. Mantenendo il fuoco sul territorio veneto, si è perciò rivolto lo sguardo ad alcune vicende successive alla promulgazione delle leggi razziali: le storie di chi è riuscito a fuggire, trovando rifugio presso persone che hanno deciso di non rimanere indifferenti a quanto stava accadendo. Ma anche le storie di chi – pur non essendo minacciato – nel vedere cosa stava accadendo ai propri amici e conoscenti, ha deciso di opporsi, correndo dei rischi nel nome di ciò che riteneva giusto fare.

Questo progetto non intende ovviamente sostituirsi alle fonti già esistenti, né tantomeno sovrascrivere il proprio metodo a quello di studi consolidati sulle dinamiche di condivisione della memoria.
Sfruttando la libertà dell’approccio artistico e data la particolare situazione sociale per via della pandemia in corso, si è potuto affrontare queste tematiche in modo da rendere possibile un’interazione creativa tra le vicende raccontate e gli ascoltatori che, a loro volta, si sono resi narratori.

Il progetto è finanziato dalla Regione Veneto.

Sito del progetto

Artista
Sara Lando

Testimonianze
Olga e Ferruccio Neerman
Bruna Scarpa
Bartolomeo Leoni

Bambini coinvolti nel progetto
Amina (8)
Alioune (6)
B. (5)
Beatrice (8)
Tommaso (6)
Davide (9)
Sara (3)
Evan (8)
Federico (10)
Nicola (6)
Francesco (10)
Leonardo (7)
Isabella (11)
Mattia (8)
Sara (12)
Giordano (10)
Davi (8)
Tommaso (11)

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